martedì 19 aprile 2016

Edouard Taufenbach alla galleria Spazio Nuovo Contemporary Art


Il giovane artista francese Edouard Taufenbach, che espone presso la galleria Spazio Nuovo Contemporary Art dal 7 al 27 aprile 2016 a Roma, ha ricoperto, totalmente o parzialmente,  il color seppia delle fotografie ottocentesche prelevate da un album di famiglia, con colori trasparenti, tipici delle vetrate. Da tale trasparenza s’intravede con precisione la foto sottostante, ma si percepisce anche un’alterazione,  che la  estromette dal mondo privato e affettivo di cui faceva parte per consegnarla a una sorta di memoria artefatta, artificiale.

L’insieme delle opere sulle pareti diviene allora una sorta di wunderkammer, in cui agli oggetti collezionati sia stato, però, tolto il sostrato materiale. Vi è implicata, pertanto, una tripla trasformazione: dalla persona fisica alla fotografia (dagherrotipo) fino all’opera in esposizione e, pertanto, l’individuazione delle categorie dell’essere, sono a dir poco problematiche.   Difficile rispondere, di conseguenza, alla domanda: che cos’è?

A complicare le cose, l’utilizzazione della ricerca grafica effettuata da Josef Albers, professore alla Bauhaus - ed espressamente citata da Taufenbach - il quale cercava di sovvertire l’ordine statico della pittura, ponendo in evidenza la loro instabilità e il loro carattere ambiguo, ha, qui, come obiettivo la strutturazione geometrica di un dato esistenziale: il paradosso non è, invero, nemmeno tale. Esattamente come nella ripetizione del medesimo, che viene inscenato senza alcuna variazione se non coloristica o di posizione (la foto appare ruotata e replicata), l’oggetto in questione  si situa sul limine del biologico e del geometrico senza poter cadere in nessuno dei due campi.

Questa specie di zona neutra non solleva un problema che si possa risolvere. Il discrimine è lampante, in quanto anche il geometrico, essendo colorato, è sottratto all’area mentale ed è esperito sensibilmente, mentre ciò che pertiene all’organico è raggelato in un vitreo raccoglitore e la sua replica nega proprio uno dei mattoni della vita: la diversità. Così l’individuo ivi raffigurato è presentato sub specie aeternitatis, ma anche in questa guisa, non entra nell’ambito esclusivamente mentale.

Con tale apparente scambio di attributi, l’opera Edouard Taufenbach si situa appieno in una ricerca che indaga le caratteristiche implicate nella conoscenza, riconoscendo che i limiti non vanno superati, ma mostrati. E che i problemi sono più interessanti delle soluzioni.



“Hommage
Mostra a cura di Guillame Maitre e Paulo Perez Mouriz
Spazio Nuovo Contemporary Art
Via D’Ascanio 20, Roma

                                                                                  Rosa Pierno   

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